Dott.ssa Federica Faustini
Psicologa, Co-fondatrice del B-Woman, B-Woman – Centro per la salute della donna
Categoria:
Emotività e Supporto, Impianto dell’embrione
In questa sessione, la Dott.ssa Federica Faustini, Psicologa e Co-fondatrice della B-Woman, ha spiegato perché il percorso di PMA potrebbe essere molto complesso e faticoso per tutte le coppie che lo attraversano e come affrontare tutte le emozioni che accompagnano tale processo.
Il percorso della pma è un percorso molto complesso da un punto di vista emotivo, si potrebbe parlare di una montagna russa emotiva; è un percorso che non può essere controllato perché è un percorso medicalizzato e per molte coppie che sono abituate a fissare degli obbiettivi nella vita lavorando su questi fino al raggiungimento del fine prefisso, non controllare un aspetto così importante della loro vita può essere veramente faticoso da tollerare, è un percorso che porta le coppie a vivere intense emozioni spesso difficili da gestire come la rabbia, la frustrazione, la delusione, il dolore o il senso di solitudine ed è un percorso le cui tecniche e i cui fallimenti pongono la coppia nella condizione di fluttuare in un ciclo ripetitivo di speranza e fiducia da una parte e rassegnazione e scoraggiamento dall’altra.
Nello schema illustrato dalla Dottoressa è possibile vedere la relazione tra i livelli di ansia e le diverse fasi dell’IVF; nei momenti post transfer i livelli di ansia aumentano esponenzialmente fino a raggiungere il massimo livello nel giorni del test di gravidanza; la fase dell’attesa è particolarmente faticosa perché il risultato della procedura avrà delle implicazioni per il futuro benessere della coppia, perché non c’è nulla che i pazienti possano fare in quel momento per modificare o controllare l’esito e questo genera impotenza, e perché tutto quello che avviene in quelle due settimane, in questo caso eventuali sintomi fisici, non forniscono in anticipo le risposte che si vorrebbero e questo genera incertezza , cosa fare allora in questa situazione? È molto importante lavorare sul concetto di accettazione e cercare di non avere pretese su quel risultato perché non dipende più dal paziente, la coppia a questo punto ha fatto tutto quello che era in suo potere per provare a cambiare la situazione e giunti a questa fase del percorso si può solo accogliere quello che il destino, la vita e la natura hanno riservato. Riuscire a fare questo non significa certo non preoccuparsi perché sarebbe innaturale, significa però cercare di evitare di trascorrere tutto il tempo a pensare al possibile esito, perché non è preoccupandosi che determinati eventi possono essere evitati, non è l’atteggiamento mentale pessimista o ottimista che sia ,che può determinare l’esito di una situazione che in quel momento non dipende dal paziente; il continuo monitorare i propri segnali corporei, magari confrontandoli su internet con quelli di altre donne che hanno avuto esperienze simili non darà in anticipo le risposte che si cercao anzi, aumenterà l’ansia e l’agitazione.
E’ importante prestare attenzione al modo in cui la paziente parla a se stessa, spesso non è tanto la situazione in se, quanto il modo in cui viene percepita che determina il modo in cui la paziente si sente, spesso nel percorso di pma alcuni pensieri sono rigidi e ripetitivi e generano malessere, può capitare di convincersi che se il transfer non avrà esito positivo sarà lo stesso con i successivi, o di convincersi che il proprio stato di stanchezza e nervosismo renda impossibile l’impianto oppure di pensare, di fronte ad altre donne in gravidanza, che alla paziente questo non succederà mai, in realtà è bene comprendere che il fatto di trovarsi in questo cammino, in una tappa diversa da quella di altre persone, non significa che non sarà mai raggiunto l’obbiettivo, magari sarà raggiunto in un momento diverso o magari non sarà mai raggiunto perché verranno fatte scelte differenti ma non è possibile saperlo nel preciso momento in cui la paziente si trova. L’errore più comune è quello di considerare i pensieri come fatti reali, i pensieri non lo sono, sono eventi mentali creati dal soggetto. Per poter superare questo momento può essere utile fare una serie di cose tra cui, SCRIVERE; l’atto di scrivere il pensieri permette di renderli meno coinvolgenti e una volta scritti si deve procedere con l’interrogare i pensieri, è necessario chiedersi ad esempio se esiste una parte di quel pensiero sulla quale è possibile dubitare, chiedersi ad esempio se magari si sta saltando alle conclusioni e, se la risposta è affermativa, allora non è possibile considerare quel pensiero come vero ma è necessario osservarlo e lasciarlo andare come se fosse una nuvola passeggera. Un altro atteggiamento importante da assumere, è quello di VEDERE IL BICCHIERE MEZZO PIENO modificando il punto di osservazione, valutando le cose positive che sono arrivate dopo l’esperienza dell’infertilità, ad esempio potrebbe essere stato possibile conoscere persone che si sono dimostrate comprensive e accoglienti, si potrebbe essersi accorti di possedere risorse che non si conoscevano come la capacità di tollerare situazioni fortemente stressanti, di sorridere anche quando sembrava impossibile farlo, di sopravvivere al dolore e allo sconforto, questa esperienza potrebbe aver permesso di scoprire di avere al proprio fianco una persona molto comprensiva di quanto si potesse immaginare.
Un altro aspetto che può essere utile per alcune coppie, è quello, qualche giorno prima di avere il risultato, di immaginare un piano alternativo da mettere nel cassetto e utilizzare solo in caso di necessità, pensando a quali passi fare nel caso in cui l’esito non fosse positivo; alcune coppie ad esempio desiderano prendersi una pausa perché si sentono fisicamente ed emotivamente stanche o hanno bisogno di riprendere in mano la propria vita, perché l’infertilità non può rappresentare tutta la vita della coppia; in questo caso ,dopo aver parlato con il medico, se ci si rende conto che in tutta l’economia del percorso ,prendersi una pausa non pregiudica nulla, allora è bene farlo, perché permette di prendere le distanze dal problema e permette di aprirsi ad uno spazio personale di coppia, facendo si che ci si possa chiedere dove si è rispetto al percorso e come si intende proseguire; per alcune coppie , soprattutto quelle che hanno alle spalle numerosi tentativi, può essere utile iniziare a introdurre il concetto di limite e chiedersi fino a che punto si è disponibili ad arrivare con una tecnica o se invece si vuole provare a considerare altre opzioni terapeutiche o prendere informazioni in merito alle altre eventuali possibili modalità di diventare genitori, cercando di capire se una di queste opzioni tocca le corde emotive della coppia. Il concetto di limite alle volte può spaventare perché spesso riporta al tema della perdita e della rinuncia, la dottoressa ci illustra invece una possibile diversa visione interpretandolo come una forma di protezione che rende libera la coppia di aprirsi anche ad altre possibilità, di pensare nuove progetti e immaginare nuovi scenari sui quali costruire il futuro della relazione.
La dottoressa declina al femminile questo aspetto perché spesso sono le donne che hanno difficoltà a prendersi cura del proprio progetto genitoriale attraverso l’amore per se stesse, talvolta sono talmente sommerse dal problema che annullano la loro persona; se si sovraffolla la mente solo con pensieri relativi al bambino che non arriva, si rischia di creare un vuoto che sarà riempito solo di frustrazione rabbia ansia e stress. Proprio perché esistono delle fasi di questo percorso che rappresentano uno stop dal trattamento è importante fermarsi, ascoltarsi e chiedersi che cosa può essere utile alla paziente in quel momento, come si intende riempire quel tempo, si può scegliere un’attività sportiva, un nuovo progetto, si può rispolverare una vecchia passione, l’importante è che serva per permettere di ricentrarsi, perché è solo così che si possono trovare le energie necessarie per affrontare percorsi impegnativi come quello della pma.
Da non sottovalutare le relazioni sociali e familiari, che sono importanti per poter star bene; il problema, durante un percorso di pma è che spesso le coppie confliggono da una parte con il desiderio di aprirsi agli altri per liberarsi di un peso e dall’altra con il timore di farlo per la paura di non essere capiti, questo è ben comprensibile perché raramente, chi non affronta questo tipo di percorso è in grado di capire cosa sta attraversando una coppia infertile. Purtroppo però, più ci si allontana dalle relazioni e più ci si sente soli e più si percepiscono gli altri distanti; che cosa si può fare allora in questa situazione? Fermo restando il fatto che non esiste una scelta perfetta, ma solo quella più funzionale ai bisogni della coppia in uno specifico momento, la parola che ogni coppia deve tenere bene a mente, quando affronta un percorso di fecondazione assistita è PROTEZIONE; è importante ad esempio cercare di capire quante persone si vorrebbero coinvolgere nel percorso, cercando di bilanciare le proprie esigenze con quelle del partner, capire a chi si ha intenzione di dirlo, perché se l’esito sarà positivo, si avrà voglia di raccontarlo , ma se non dovesse essere così, ci saranno domande, telefonate o messaggi, ai quali magari la coppia non avrà voglia di dover rispondere, identificare quindi la persona giusta significa farlo non soltanto in base a chi crediamo abbia il diritto di sapere ,ma soprattutto in base a ciò che in questo specifico momento la coppia ritiene giusto per se in questa fase della loro vita, qual è la persona che realmente vorrebbe avere accanto anche in un momento in cui si dovesse sentire veramente disperata e in che modo vorrebbe che stesse loro accanto, questo è un aspetto molto importante perché spesso le persone vorrebbero stare accanto a chi attraversa una situazione difficile ma non sanno come farlo nella maniera corretta, in questo è importante che sia la coppia a dare le giuste indicazioni, solo la coppia può sapere di cosa può avere bisogno e come desidera che quella persona entri nel percorso. Rilievo ha anche il COSA DIRE IN CASO DI ESITO NEGATIVO, in inglese si dice che “no news is a bad news” ovvero, se non viene comunicato niente evidentemente non c’è niente di positivo da dire ed alcune coppie usano questa modalità proprio per proteggersi, per non affrontare con terze persone una situazione che in quel momento, giustamente, desiderano prima elaborare privatamente.
Aspetto molto importante è quello relativo alla relazione di coppia; spesso si sente dire che l’infertilità mette in crisi la coppia, in realtà l’infertilità E’ UNA CRISI, di tipo biologico, psicologico, sociale e quindi anche di coppia, ma ci sono coppie che hanno visto fortificarsi la propria relazione durante un percorso di fecondazione assistita, il problema primario è che a volte non ci si capisce perché spesso il modo in cui si affronta il percorso è totalmente diverso tra uomo e donna e questo magari genera incomprensioni e conflitti in un momento in cui invece è molto importante che la coppia sia unita; frequentemente ad esempio la donna si informa, prende appuntamento con il medico, cerca il centro migliore, legge libri, va sui forum, prova l’agopuntura, prova la nutrizione per la fertilità, a fronte di un uomo che fa questo meno o semplicemente non lo fa perché magari preferisce sfogarsi, buttandosi sul lavoro o attraverso lo sport; già questa dinamica a volte crea risentimento perché la donna percepisce questo atteggiamento dell’uomo come disinteresse nei suoi confronti e nei confronti del progetto generativo e l’uomo percepisce l’atteggiamento della donna come più distaccato e troppo coinvolto nella lotta per la ricerca del bambino; in questa situazione è importante l’accettazione, non avere pretese affinchè l’altro cambi ma accettare le differenze nel modo in cui si affronta la pma, perché questo non significa che un modo sia migliore di un altro ma solo che esistono modi diversi di affrontare un problema e una sofferenza in comune. L’ultimo aspetto importante è quello di TROVARE UN FOCUS DIVERSO da quello del concepimento, cosa non facile da fare ma al contempo fondamentale, l’importante non è cosa fare ma come lo si fa, la coppia insieme può fare qualsiasi cosa, ripristinare vecchie abitudini, programmare un viaggio, investire in un progetto nuovo o può dedicarsi ad una passione comune, a volte si è fisicamente assieme al partner ma mentalmente totalmente assenti, si rimane assorti in un rimuginio tra pensieri del passato e di come sarebbe dovuta essere la vita secondo i piani prestabiliti o pensieri del futuro di una vita che ancora deve avvenire e si coltiva poco lo stare su quello che è presente al momento, piuttosto che su quello che si vorrebbe avere ma non c’è; è importante usare il tempo di coppia sapendo che è un tempo prezioso, perché se poi il bambino arriverà, quel tempo e quello spazio verranno inevitabilmente sottratti da esigenze e bisogni di una terza persona, e anche qualora il bambino non dovesse arrivare, quel tempo verrà totalmente impegnato dal tempo della pma; considerando quindi che la coppia ha una dimensione generativa molto potente, è importante che dia sempre vita a qualcosa di nuovo perché è proprio in questa dimensione che si possono trovare le risorse per affrontare la fatica dei percorsi di pma.
E’ un argomento sicuramente controverso, è noto che i percorsi di pma sono indubbiamente stressanti per i pazienti, ma non è altrettanto conosciuto quanto questo interferisca sulla fertilità o sullo sviluppo dell’embrione qualora avvenga il concepimento. Esistono ad oggi degli studi che evidenziano la capacità di un particolare ormone dello stress, chiamato cortisolo di influire sui tempi di ottenimento di una gravidanza, sullo sviluppo dell’embrione e sulla fertilità stessa, ma contemporaneamente altri studi dimostrano l’esatto contrario; ritengo , in attesa di avere risposte univoche al riguardo, che esista un’influenza di tipo indiretto da parte dello stress; è il modo in cui la paziente affronta lo stress che può avere conseguenze sulla salute riproduttiva ed eventualmente sullo sviluppo embrionale o anche sulle prime fasi di una gravidanza, lo stile di vita che viene seguito che può avere conseguenze importanti perché talvolta, quando si devono affrontare situazioni difficili da gestire si ricorre all’attuazione di comportamenti poco funzionali, ad esempio l’abuso di alcol o di nicotina, la scelta di un regime alimentare non adatto e poco controllato, queste dinamiche hanno evidenze scientifiche della loro capacità di avere un impatto negativo sull’ intero percorso.
L’argomento è molto specifico e complesso; quando si affronta un percorso di pma è importante che ci sia un coinvolgimento da parte di entrambi i partner, la coppia in questa circostanza deve operare come una squadra, all’interno della quale è necessario anche dividere le responsabilità rispetto al trattamento. Innanzitutto è importante parlare con il proprio partner e capire in che modo percepiamo che l’altro non ci sia, in che cosa esattamente sentiamo l’altra parte manchevole; spesso dietro ai comportamenti di un soggetto si nascondono delle emozioni che a volte si fa fatica a gestire ed è pertanto importante in prima battuta capire il perché si verifica una data situazione e poi cercare di comprendere il mondo in cui affrontare il percorso; a volte può succedere che i due partner stiano vivendo questo specifico percorso in maniera differente, trovandosi in due posizioni diverse, uno dei due ad esempio potrebbe essere più coinvolto perché ci crede maggiormente mentre l’altro è meno convinto, è di base quindi importante dialogare con il con il partner per capire; nei casi in cui poi si percepisce forte questa sensazione di mancato supporto è importante cercare delle reti sociali alternative a cui rivolgersi, ad esempio gruppi terapeutici, di autoaiuto, in cui è possibile confrontarsi proprio sull’esperienza dell’infertilità e sui percorsi di procreazione medicalmente assistita, dove ci si può sentire compresi e dove si lavora insieme in merito a come affrontare questo percorso.
Le rispondo in maniera assolutamente affermativa dato che l’ordine degli psicologi, a cui appartengo, ha dato il consenso ad erogare consulenze via skype o via zoom.
In questo caso è necessario lavorare su due fronti diversi, da un lato l’educazione delle coppie che intraprendono il percorso e dall’altra le eventuali terze persone che gravitano intorno a questo cammino; nel primo caso è importante l’informazione, le coppie devono essere consapevoli di ciò che stanno per affrontare perché questo permette di rapportarsi in modo diverso con l’ansia e la paura che spesso si provano, perché facilmente queste emozioni crescono nel momento in cui non si hanno sufficienti informazioni, è necessario rendere i pazienti consapevoli anche delle fasi più faticose che si andranno ad affrontare e delle difficoltà emotive che si possono dovere affrontare per far si che sia più facile gestirle senza trovarsi privi dei mezzi necessari per poter viverle nella maniera appropriata, sono spesso emozioni che si provano per la prima volta e che non si conoscono, alle quali è difficile andare in contro; i momenti di attesa o l’eventuale dolore del fallimento, sono circostanze e sensazioni comuni a tutte le coppie ed è importante essere sensibili a queste fasi normalizzandole.
Per prima cosa è bene specificare che questa emozione è molto comune e rimanda un po’ al concetto del sentirsi inadeguati, di non essere in grado di fare qualcosa che agli altri sembra riuscire con estrema facilità, ovvero quella di avere un bambino; Innanzitutto è importante comprendere che il sentirsi inutili non significa esserlo, questo è un pensiero ricorrente quando si tratta di infertilità ma è bene ricordarsi che l’infertilità è una patologia, nessuno ha colpa o responsabilità al riguardo, nessuno l’ha cercata volontariamente, è una cosa che può accadere, focalizzarsi su questo permette di iniziare ad accettare il fatto che ci sia una parte del nostro corpo che non funziona come vorremmo ma che non definisce la nostra persona, è una parte che stiamo cercando di curare, per la quale stiamo cercando una soluzione, la persona è molto più della sua infertilità e quando questa sensazione di inutilità arriva con forza, è necessario fermarsi a riflettere su questo aspetto e controbilanciare con altri pensieri riflettendo su quali sono le altre aree in cui ci si sente adeguati.
Dipende se si tratta di stress acuto o cronico, ad oggi non si conoscono le conseguenze a lungo termine dello stress sul nostro organismo, per certo sappiamo che interviene nella sfera emotiva e arriva nel momento in cui abbiamo la sensazione di non avere le risorse per affrontare una situazione che ci sembra più grande di noi, porta delle conseguenze a livello biologico come ad esempio l’essere deconcentrati, la difficoltà a dormire o il sentirsi affaticati e impossibilitati a rilassarsi, tutto questo ovviamente va a minare il benessere psicofisico della persona. Il fallimento di una fecondazione è un’ esperienza dolorosa che richiede un tempo ed uno spazio per poter essere elaborata perché le emozioni e le situazioni si gestiscono solo affrontandole, spesso la cura del dolore risiede proprio nel dolore stesso, dopo essersi ripresi da quel momento, dobbiamo capire come vogliamo prenderci cura di noi, capire se sentiamo ancora molto forti certe emozioni e nel caso, farsi aiutare, perché non c’è niente di male nel chiedere aiuto e soprattutto perché il modo di gestire lo stress esiste.
Sicuramente la rabbia, questa è un’emozione molto ricorrente che rimanda un po’ al senso di ingiustizia, perché alcune coppie sentono di essere state trattate ingiustamente dalla vita poiché non riescono a concepire, poi lo stress, perché quello della pma è un percorso faticoso; la necessità di sottoporsi alle visite, a numerosi trattamenti, lo stress per la donna, del sottoporsi a stimolazione e per l’uomo, durante la raccolta del liquido seminale, non da ultimo la paura del fallimento e il dolore qualora il tentativo non andasse a buon fine e talvolta la sensazione di sentirsi soli non capiti e non compresi.
Assolutamente no, credo che sia in realtà una grandissima risorsa che permette alla persona di capire quali strumenti utilizzare per poterlo fronteggiare, è molto importante affrontare le situazioni, elaborarle e non sopprimerle. È come se parlassimo di un iceberg dove la punta è rappresentata da tutto quello che facciamo attivamente e che in un percorso di pma è rappresentata dai trattamenti e le visite, poi c’è una parte sommersa, che è quella emotiva, con cui facciamo i conti giornalmente e che è quella di cui bisogna prendersi cura, se viene tralasciata non è che guarisce da sola ma si farà sentire in maniera molto più forte in un secondo momento e questo potrà causare problematiche a livello di relazione di coppia, ci farà stare male e affrontare il percorso con più fatica; il supporto professionale è uno spazio che una persona dedica a se stessa o alla coppia, per farsi aiutare a trovare le strategie giuste per affrontare il percorso in modo ottimale.
Non evitarlo, perché è un pensiero impossibile da eliminare; quando affrontiamo un percorso non sappiamo come questo si concluderà, se il trattamento andrà a buon fine ne quanto ci vorrà per ottenere la gravidanza, è importante affrontare ogni trattamento in maniera realistica, con le giuste aspettative, sapendo che da ogni ciclo possiamo aspettarci sia il successo che l’insuccesso, quindi: da un lato non bisogna evitare di pensare che possa esserci un esito negativo, dall’altro non deve diventare il pensiero determinante, dobbiamo lasciarlo passare, avere fiducia nel percorso con le giuste aspettative. Quando il pensiero arriva è importante per prima cosa chiedersi cosa si farà successivamente generando un’alternativa , ma questa paura, come tutte le altre devono essere attraversate.
E’ molto importante, anche se non è sempre facile ricevere il supporto di cui si avrebbe bisogno; è molto difficile infatti che una persona che non ha vissuto la stessa esperienza della coppia, possa comprendere quello che quest’ultima sta attraversando, è importante informare le persone, spiegare loro in cosa consiste la fecondazione assistita, perché spesso le informazioni che si ricevono, anche mediaticamente, sono fuorvianti e non permettono di sapere e capire come muoversi in questo universo, inoltre è importante chiedere che tipo di supporto la coppia desidera ricevere per permettere anche a chi vuole star loro vicino, di farlo nella maniera corretta; il supporto è molto importante ed è necessario per permettere, con la condivisione, di ridurre il carico emotivo della situazione, quindi cerchiamo di aiutare chi ci circonda a imparare come aiutarci perché ogni coppia è un mondo a se, per alcune coppie può essere necessario distrarsi, per altre sfogarsi , per altre ancora semplicemente essere ascoltate.
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