Raúl Olivares, MD
Direttore Medico e Amministratore di Barcelona IVF, Barcelona IVF
Categoria:
Donazione di ovociti, Endometriosi, Età materna avanzata
In questa sessione il Dott. Raúl Olivares, Direttore Medico di Barcelona IVF, ha spiegato come si esegue una procedura IVF con ovodonazione e come gli embrioni vengono selezionati per donne con età superiore ai 40 anni.
QUANTITA’ DI OVODONAZIONI IN CATALOGNA
La quantità di ovodonazioni è aumentata notevolmente, nel grafico mostrato dal Dottor Olivares è possibile vedere come si sia passati da meno di 500 nel 2001 ai quasi 12000 del 2021, questo aumento è stato fortemente favorito dall’innalzamento dell’età media delle pazienti. Nel 2012 si sono effettuati in tutta Europa circa 34000 cicli e di questi 16710, sono stati effettuati in Spagna, molte di queste a Barcellona che risulta essere la capitale europea delle ovodonazioni
PERCHE’ SI FANNO TANTE OVODONAZIONI IN BARCELLONA
Innanzitutto la Spagna è un paese dove è fortemente sviluppata la cultura della donazione è il primo paese l mondo nella lista dei trapianti effettuati, è un paese in cui è presente da anno un forte consapevolezza in merito all’ovodonazione ed è un argomento di cui si parla con molta naturalezza infine da un punto di vista normativo la prima legge sulla PMA europea è stata scritta in Spagna nel 1985 ed è stata utile per poter regolamentare tutte le caratteristiche relative a questo processo.
INDICAZIONI ALL’OVODONAZIONE
L’ovodonazione ha un’indicazione specifica per le donne in menopausa, per le pazienti che si sono sottoposte a diversi cicli di fiv et senza ottenere successo e che hanno un’età superiore a 40 anni e ovviamente nei casi di donne con bassa riserva ovarica o che abbiano una buona riserva ma con qualità degli ovociti non ottimale.
PUNTI CHIAVE DELL’OVODONAZIONE
La prima cosa importante è la scelta della donatrice, in secondo luogo come effettuare il matching tra donatrice e ricevente ed infine scegliere e selezionare il migliore embrione che permetta di avere una buona percentuale di successo senza avere un rischio elevato di gravidanza multipla.
COME VIENE SELEZIONATA LA DONATRICE
Per selezionare la donatrice si effettua una valutazione della sua storia clinica personale e di quella familiare, viene eseguita una valutazione psicologica ed un esame ginecologico, lo studio del gruppo sanguigno e della sierologia infettiva unitamente ad esami genetici per verificare che non siano portatrici di anomalie cromosomiche ed infine il carrier test, ovvero l’esame che permette di effettuare il matching genetico tra donatrice e ricevente; una volta selezionata la donatrice deve essere effettuato il matching con la paziente ricevente e questo viene effettuato in primo livello attraverso le caratteristiche fisiche e il gruppo sanguigno, si prendono in considerazione il colore ad esempio della pelle dei capelli degli occhi o la carnagione, l’altezza, tutto questo permette di scegliere la donatrice che abbia le caratteristiche più simili a quelle della ricevente per massimizzare le possibilità che il bambino sia il più somigliante possibile ai genitori, ovviamente trattandosi di genetica non è possibile garantire quelle che saranno le caratteristiche del bambino. Tutte le donatrici vengono sottoposte a studi specifici per escludere che possano essere portatrici di mutazioni che possono provocare malattie nei bambini come ad esempio fibrosi cistica, talassemia, l’x fragile, l’atrofia muscolare spinale, nel complesso sono oltre 300 le malattie inserito in questo elenco, questo offre la possibilità alla donna o alla coppia, nel caso in cui l’uomo o il donatore di seme eseguano il medesimo esame, di incrociare i risultati ed escludere che entrambi siano portatori delle medesime mutazioni in questo modo il bambino potrà essere un portatore sano ma la probabilità che abbia una di queste malattie risulterà bassissimi, non sarà purtroppo mai pari a zero perché esistono delle mutazioni “spontanee” che non possono essere controllate, ma si parla di una percentuale residuale dello 0,003%.
SELEZIONE DEGLI EMBRIONI
Un altro aspetto importante è quello relativo agli ovociti, se questi sono freschi o congelati, in uno studio si è dimostrato che se anche la percentuale di successo del transfer in fresco potrebbe essere abbastanza simile a quella degli ovociti congelati, in questo ultimo caso la quantità degli embrioni che si ottengono è inferiore e questo riduce quella che viene definita percentuale cumulativa di gravidanza ovvero il numero di opportunità per la paziente di rimanere incinta con uno degli embrioni ottenuti, se si ottengono uno o due embrioni avremo una o due opportunità, lavorando in fresco è probabile che si riescano ad ottenere 4 o 5 embrioni e questo aumenta le probabilità di avere un bambino senza dover iniziare un nuovo percorso. I dati della clinica in cui opera il Dottor Olivares relativi al 2017 mostrano una buona percentuale di sopravvivenza degli ovociti vitrificati, le percentuali di fecondazione sono molto simili tra fresco e congelato, ma il raggiungimento dello stato di blastocisti è maggiore con gli ovociti freschi ed anche la percentuale di gravidanze risulta maggiore con questo tipo di ovociti, ciò dimostra che non solo la quantità ma anche la qualità variano tanto che per ottenere 3 blastocisti sono necessari 9 ovociti maturi se vitrificati e solo 6 in caso di ovociti freschi. Tali esiti non riguardano però solo la clinica del Dottor Olivares, anche negli Stati Uniti pur aumentando il numero di cicli con ovociti congelati aumenta, la percentuale di successo è sempre più alta quando si lavora con ovociti freschi, ciò non dipende dal laboratorio o dalla struttura ma dalle caratteristiche proprie degli ovociti che risultano difficili da congelare ed anche quando la qualità è ottimale, come nel caso dell’ovodonazione e questo riduce la percentuale di successo. Si procede con la sincronizzazione tra donatrice e ricevente solitamente eseguita tramite l’utilizzo di pillola anticoncezionale, che le pazienti ricevono contemporaneamente, entrambe la sospendono in modo tale da vere il ciclo nl medesimo momento e a questo punto la donatrice inizia il processo di stimolazione per ottenere gli ovociti e nel frattempo la ricevente fa un terapia ormonale sostitutiva per favorire la crescita endometriale, se ne valuta lo spessore e nel momento in cui vengono prelevati gli ovociti e unitamente il campione di seme solitamente congelato questi vengono inseminati e dopo circa cinque giorni la ricevente è pronta per effettuare il transfer e congelare gli altri embrioni, sebbene questo richieda una maggiore mole di lavoro rispetto al lavoro o ovociti congelati, si preferisce operare in questo modo per massimizzare la percentuale di successo delle pazienti. Un altro aspetto importante è quello relativo al momento in cui effettuare il transfer, il Dottor Olivares suggerisce di effettuarlo in quinta giornata perché risulta essere vantaggioso; nello studio illustrato è visibile come la percentuale di successo per i transfer al quinto giorno sia molto più alta, anche se il numero di embrioni trasferiti è inferiore a quello trasferito in terza giornata, si ha inoltre una maggiore percentuale di successo con una probabilità inferiore di gravidanze multiple, la quantità di embrioni necessari è inferiore perché la qualità è migliore. In un ulteriore studio si è dimostrato che la percentuale di successo con il transfer di un singolo embrione in quinta giornata o in terza giornata è migliore con il trasferimento di un singolo embrione, l’unico modo per bilanciare un pochino la percentuale di successo è effettuando trasferimenti multipli in terza giornata aumentando il rischio di gravidanza multipla, l’altro aspetto evidenziato in questo studio è quello relativo al numero di cicli necessari per ottenere la gravidanza a termine è inferiore nei transfer in quinta giornata e questa riduzione di cicli necessari, riduce i costi aggiuntivi relativi ai vari trattamenti.
COME SCEGLIERE L’EMBRIONE IN LABORATORIO
In laboratorio per scegliere l’embrione ci s avvale dell’embrioscope, degli incubatori dotati di una camera in grado di scattare foto ogni 15 minuti grazie alle quali si può ottenere un video che permette di valutare la divisione cellulare, questo fa sì che l’embrione non venga scelto solo in base alla morfologia ma anche in funzione di come ha effettuato il suo sviluppo e alle volte può succedere che si trasferisca un embrione meno bello ma che ha effettuato correttamente tutte le diverse divisioni cellulari; la percentuale di successo con l’utilizzo dell’incubatore time laps è migliore questo probabilmente perché, oltre alla migliore qualità delle informazioni che si riescono ad ottenere, anche il controllo ambientale è più rigido, questi incubatori sono i più simili all’utero disponibili e ciò permette una manipolazione dell’embrione ridotta al minimo inoltre utilizzare il time laps permette di seguire lo sviluppo dell’embrione potendolo trasferire non in terza giornata ma in quinta giornata così come avviene nel ciclo naturale (nel ciclo naturale l’embrione arriva all’utero il quarto o quinto giorno) il trasferimento in terza giornata inoltre, non può nemmeno essere considerato corretto da un punto di vista fisiologico perché in quel momento gli embrioni si trovano in natura nelle tube e le caratteristiche delle tube e dell’endometrio (in cu viene trasferito nei cicli di fecondazione assistita) sono tra loro molto diverse. Gli embrioni vengono quindi scelti attraverso la combinazione di blastocisti e time laps, ciò permette una percentuale di impianto migliore, una migliore scelta dell’embrione da trasferire per effettuare un ELECTIVE SINGLE EMBRIOTRANSFER ovvero il trasferimento di un singolo embrione selezionato, questo riduce inoltre il numero di gravidanze multiple, non modifica la percentuale di gravidanza cumulativa, inoltre il singolo embriotransfer deve essere consigliato in tutti i casi di buona prognosi, quindi in casi di FIV ET in donne di età inferiore ai 37 anni e in tutti i cicli di fecondazione con ovodonazione, particolarmente nelle pazienti oltre i 40 anni per le quali la gravidanza gemellare può portare rischi nel corso della stessa.
È possibile effettuare la diagnosi genetica preimpianto anche in caso di ovodonazione ma si consiglia di solito in presenza di un’indicazione medica; per quanto riguarda la trisomia 21 il principale rischio è legato all’età della donna e nel caso di ovodonazione, l’età della donatrice è sempre inferiore a 35 anni, (può capitare che una donna ad esempio di 27 anni riscontri la trisomia 21 ma il rischio è molto basso). Non esistendo in caso di ovodonazione un’indicazione precisa, solitamente non la raccomandiamo perché prevediamo che circa il 70/75 % degli embrioni saranno geneticamente normali, se la coppia però si sente maggiormente sicura effettuando la diagnosi preimpianto, può essere fatta, in questo caso è comunque importante ricordare che quando si opta per questo procedimento non sarà poi possibile fare il trasferimento in fresco, gli embrioni dovranno essere congelati (si effettua la stimolazione della donatrice, si raccolgono gli ovociti e si creano gli embrioni che vengono sottoposti a biopsia in quinta giornata e congelati, ) fino al momento in cui si ha l’esito della biopsia, a questo punto viene preparata la ricevente; è una scelta personale optare per questo esame, noi solitamente non lo raccomandiamo perchè il rischio genetico di questi embrioni è bassa.
Principalmente questo dipende dalla riserva ovarica che si ha a disposizione sappiamo che dopo i quarant’anni la qualità ovarica diminuisce notevolmente e il problema alle volte non è tanto riuscire ad ottenere una gravidanza quanto il fatto di poterla portare a termine in maniera positiva, la fivet in questo caso permetterebbe di effettuare uno studio genetico per poter confermare che gli embrioni siano geneticamente normali; la probabilità di avere un embrione geneticamente corretto a 43 anni si attesta intorno a 10% ecco quindi che diventa importante e rilevante la quantità di ovociti che potranno essere prelevati, la concomitanza di un’età materna avanzata ed una bassa riserva ovarica solitamente ci fa raccomandare la scelta dell’eterologa, se però la paziente ha una buona riserva ovarica che ci permette di ottenere 10/11 ovociti, e avvalendosi della genetica preimpianto, specialmente in casi come questo definiti di sterilità secondaria perché la coppia ha già un figlio, è possibile fare un tentativo consapevoli ovviamente che il tasso di successo rispetto ad un ovodonazione sarà diversa.
In questo caso è necessario valutare ad esempio se gli embrioni siano stati ottenuti con ovociti freschi o congelati, è importante anche la qualità degli embrioni poiché alle volte anche quando l’uomo ha uno spermiogramma assolutamente normale possono esistere fattori nascosti, a livello degli spermatozoi che possono comunque generare problemi nelle ovodonazioni; l’endometriosi a sua volta specialmente quando è grave, può causare dei problemi nell’attecchimento perché potrebbe esistere quella che viene definita adenomiosi, in questo caso consiglierei però di fare qualche studio a livello di seme per valutare se esiste una frammentazione aumentata, un rischio di aneuploidie più alto , a livello degli spermatozoi; una volta esclusa questa eventualità, si può provare a procedere con una soppressione ovarica con un trattamento con analogo del GNRH per ridurre l’adenomiosi, questo potrebbe permetterci in alcuni caso di aumentare la percentuale di successo proprio perché quando l’adenomiosi si presenta molto vicino all’endometrio può interferire in maniera importante nell’attecchimento, tutto questo ovviamente una volta riscontrato che gli embrioni che possono essere trasferiti sono di ottima qualità. Se i trattamenti di cui parla la paziente sono stati effettuati con embrioni congelati, provare con ovociti freschi potrebbe migliorare la qualità embrionale.
L’età del partner rileva relativamente, in spagna ad esempio i donatori possono avere un’età massima di 50 anni, è vero però che dopo i 45 anni quello che può variare è la frammentazione del DNA (significa che il DNA presente nella testa degli spermatozoi è frammentato) e questo può ridurre l’efficacia di un trattamento di ovodonazione, al contempo va ricordato che a questo problema apportano soluzione gli ovociti e quindi la qualità ovocitaria è molto importante, e gli ovociti di una donatrice hanno una maggiore qualità di risolvere questi problemi rispetto agli ovociti di una donna di 43 anni, quindi l’impatto della frammentazione di fronte ad un’ovodonazione sarà minore. Se la frammentazione è alta, superiore ad un 75%, questo può incidere sulla qualità genetica degli embrioni, diminuire la percentuale di attecchimento e aumentare la percentuale di aborti; anche livello di laboratorio esistono delle tecniche per ridurre l’impatto della frammentazione, nel caso della paziente quindi, prima di passare all’eterologa suggerirei di effettuare degli studi a livello del seme, la frammentazione del DNA data l’età, per valutare se la quantità degli embrioni che possiamo ottenere sarà corretta e se la quantità di blastocisti di qualità sarà quella che ci aspettiamo, se la frammentazione è normale questo spermiogramma non cambierà tanto la percentuale di successo; Per valutare la frammentazione ci sono 5 esami differenti nel caso della paziente sarebbe necessario capire il valore di 35 a che cosa fa riferimento , se si tratta di un TUNEL il valore di 35 è normale , in un SCSA o un SCD 35 potrebbe essere considerato nel limite, in un COMET risulterebbe assolutamente normale, se l’esame è stato effettuato in Italia probabilmente si tratta di un SCD o un test di condensazione in cui 35 è leggermente anormale e probabilmente l’impatto sull’ovodonazione non sarebbe così alto perché non è un valore molto aumentato , il valore della concentrazione 10 milioni per ml, in questo caso è un pochino solitamente il valore normale è 15 milioni per ml.
L’evidenza scientifica ci dice che a livello di anomalia genetica probabilmente no se il partner ha meno di 65 anni età a partire dalla quale l’uomo può contribuire ad aumentare il rischio dell’insorgenza della sindrome di down, la frammentazione del DNA però, che è un aspetto da tenere in considerazione soprattutto dopo i 45 anni, può avere un impatto, specialmente nei pazienti con fattori di rischio come fumo, alcol, varicocele, tutti fattori che possono aumentare il rischio di frammentazione, questi tipi di studio possono aiutare a rendere più semplice il lavoro degli ovociti che si troveranno a dover risolvere meno problemi e probabilmente la qualità degli embrioni sarà migliore.
Il centro effettua tutti i controlli necessari per avere la tranquillità che il trattamento non rappresenti un rischio per la donatrice e per fare questo è necessario che la donatrice sia sana, in merito all’influenza che il fumo può avere sulla qualità degli ovociti esiste uno studio effettuato in Spagna, secondo il quale nel caso di donatrici che fumano meno di dieci sigarette il giorno la qualità ovocitaria e la percentuale di successo non variano, una donatrice che fumi oltre dieci sigarette al giorno non viene presa in considerazione dal nostro centro poiché sappiamo che per effettuare il trattamento dovrà essere sottoposta ad un’anestesia e noi dobbiamo ridurre al minimo i rischi per la donatrice; anche in merito all’alimentazione prestiamo sempre attenzione al fatto che la donatrice, che viene seguita direttamente dal medico, sia una persona attenta e responsabile che effettui quanto necessario secondo le indicazioni del medico per garantire la buona riuscita del trattamento.
Si può parlare di fortuna in un caso ogni 10.000, in tutti gli altri si tratta di ovodonazioni; la maggior parte delle pazienti che rimangono incinta a quest’età o lo rimangono in maniera spontanea e sono donne che hanno magari già altri 3, 4 o 5 figli e che devono questo al fatto che la gravidanza ha un effetto di protezione nei confronti della fertilità o sono donne che hanno avuto una gravidanza grazie alla procedura eterologa; nella mia esperienza non ho mai sentito casi di pazienti di 50 anni che abbiano ottenuto una gravidanza attraverso una procedura omologa perché a quest’età, se una paziente necessita di una terapia per un problema di fertilità nel 99,99% dei casi è per una bassa qualità ovocitaria.
In questo caso poiché parliamo di doppia donazione, non sarebbe necessario venire a Barcellona perché il matching deve essere effettuato tra i due donatori. La procedura che solitamente seguiamo prevede che una volta contattato il centro si fissi un primo appuntamento tramite SKYPE, del tutto gratuito, per valutare il caso specifico, decidere come procedere e spiegare gli aspetti basici del trattamento, in caso di doppia donazione, quando la paziente sarà pronta per iniziare il trattamento inizierà la sincronizzazione, si sceglierà la donatrice che verrà sincronizzata, si procederà con il pick-up e con la creazione dell’embrione ricorrendo alla banca del seme e la ricevente dovrà venire a Barcellona, solo per effettuare il transfer, dovrà essere qui il giorno precedente il transfer e potrà partire quello successivo, sarà quindi necessario rimanere a Barcellona solo due notti nel corso del trattamento, tutto il resto viene effettuato tramite mail SKYPE o telefonate; nel caso di una paziente con un partner invece è necessario che la coppia venga una volta prima di cominciare il trattamento, per congelare il campione di seme ed effettuare un prelievo di sangue per fare poi il matching genetico con la donatrice, l’incontro successivo sarà poi quello per il transfer. Tutti gli esami necessari possono essere fatti in Italia compreso il monitoraggio per vedere la crescita dell’endometrio, dovrà essere effettuata un’ecografia per escludere eventuali patologie dell’utero come fibromi o polipi o cisti ovariche e un prelievo del sangue che comprenda emocromo, coagulazione, sierologia infettiva, epatite B, epatite C, HIV, sifilide, uno studio della tiroide e uno studio relativo alla vitamina D; alle volte nelle pazienti che superano i 45 anni di età si chiede una documentazione da parte del ginecologo nella quale sia dato il consenso ad effettuare il trattamento.
Esiste una correlazione leggerissima, nelle pazienti che hanno oltre 48 anni è maggiore la possibilità di patologie dell’utero e questo tipo di problema può ridurre la percentuale di attecchimento anche a parità di qualità degli embrioni.
La nostra clinica ha accesso agli ovociti congelati perché a volte capita che donatrici nel giorno del pick-up non riescano ad incontrarsi con le coppie che desiderano un campione in fresco e in questi casi dobbiamo procedere con il congelamento degli ovociti. Se possiamo scegliere preferiamo lavorare con ovociti freschi, nel caso in cui per problemi logistici o di tempistiche dobbiamo procedere con il congelamento, preferiamo lavorare con ovociti freschi e congelare poi gli embrioni che verranno poi trasferiti nel momento più comodo per la paziente. L’esperienza ci ha dimostrato che quando congeliamo tutti gli embrioni, la percentuale di successo di questo primo crio-transfer è praticamente uguale a quando trasferiamo in fresco. In Italia esistono cliniche che preferiscono mandarci il seme creare gli embrioni e dopo trasferire la blastocisti, piuttosto che lavorare con ovociti freschi. Sebbene anche quando lavoriamo in fresco diamo comunque alla paziente un tempo di circa 7/8 giorni di preavviso per potersi organizzare, nei casi in cui non è possibile spostarsi i questi tempi, è preferibile prelevare gli ovociti creare gli embrioni e dopo trasferirli perché la percentuale di successo e la sopravvivenza allo scongelamento sarà sicuramente maggiore.
L’indicazione principale per l’ovodonazione è sicuramente la menopausa sia precoce che intorno ai 48 anni che è l’età media in cui si verifica; l’unica differenza, quando una donna non ha avuto il ciclo per tre o più anni, può capitare che quando si procede con la preparazione, l’endometrio non risponda così velocemente come accade in una donna che ha un ciclo regolare e questo quando si lavora in sincronizzazione può essere un problema perché potremmo avere una donatrice pronta per il pick-up ed una ricevente che al contrario non lo è perché l’endometrio non è cresciuto sufficientemente velocemente; in questi casi quello che facciamo viene definito è un ciclo di prova per valutare come risponde l’endometrio, valutiamo se è necessario aumentare il dosaggio degli estrogeni, se dobbiamo combinare pillole e cerotti, fino al raggiungimento dello spessore corretto, una volta capito in quale modo è necessario lavorare per ottenere una risposta veloce, aggiungiamo il progesterone e utilizziamo questo ciclo di preparazione per sincronizzare la ricevente con la donatrice in modo tale che la ricevente finisca il suo trattamento sostitutivo, nel momento in cui la donatrice sospende la pillola anticoncezionale in questo modo entrambe avranno un ciclo contemporaneamente e si potrà continuare a lavorare avendo ben chiaro il protocollo da seguire. Questa procedura viene seguita per le pazienti che non hanno un ciclo da almeno 2 anni.
Non si è mai verificato un caso simile, abbiamo pazienti che arrivano al mattino, effettuano il transfer e partono la sera stessa e ottengono la gravidanza desiderata, è importante ricordare che quando la paziente torna presso il proprio paese di residenza il giorno del transfer, l’embrione non è ancora attecchito, occorrono circa 48 ore dopo il transfer perché questo avvenga, quindi spostarsi in questi giorni non determina alcuna variazione così come accade per una donna che resta incinta in maniera spontanea.
Non esistono ad oggi studi che abbiano dimostrato questo, ci sono degli studi del tutto sperimentali, come ad esempio l’utilizzo del plasma ricco di piastrine (che deriva dalla medicina sportiva, dove aiuta a rigenerare più velocemente i problemi articolari e muscolari degli sportivi) per vedere se può migliorare la qualità ovocitaria. Per quanto riguarda l’utilizzo di altre sostanze come il coenzima Q10, MYO inositolo, DHEA ,chiro inositolo, testosterone o antiossidanti, ci sono studi che dimostrano la loro efficacia nell’aumento della quantità degli ovociti, ma nessuno di questi dimostra effettivamente che ci sia un aumento del numero di bambini nati, dal mio punto di vista, ottenere più ovociti senza che questo comporti un aumento della percentuale di successo, non è rilevante; dal punto di vista di quello che viene definito “ bimbo in braccio” nessuna sostanza ha aumentato questa percentuale.
La Spagna è il paese più importante a livello europeo per la pma, ma è possibile effettuare questi trattamenti anche in altri paesi come la Russia la Repubblica Ceca, Inghilterra Bulgaria Ucraina, Grecia; la Spagna ha un altissimo numero di cliniche e questo spinge ad una competitività che spinge di un continuo miglioramento che si trasforma in miglioramento delle percentuali di successo per le pazienti. Si può fare un’ovodonazione anche negli Stati Uniti, con dei costi sicuramente più elevati e in presenza di una percentuale di successo che non è migliore in maniera significativa.
No, in alcuni casi procedono congelando il seme che viene spostato a Barcellona o in altra città dove vengono creati gli embrioni, congelate le blastocisti e poi spostate in Italia dove si effettua poi il transfer della blastocisti congelata e non degli ovociti, dove possibile è sempre meglio lavorare su fresco, quando questo non è possibile è comunque preferibile a mio parere lavorare con blastocisti congelate e non con ovociti congelati.
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